Esiste il talento?

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Voglio affrontare in quest’articolo un argomento veramente delicato. Una discussione che va avanti da secoli e, ancora oggi, nessuno ha trovato una risposta veramente completa alla domanda espressa nel titolo.

Non sarò io a porre fine a questa discussione, ma voglio dare la mia personale opinione in base a quello che ho potuto osservare nella mia esperienza di armonicista ed insegnante.

Esiste il talento? No. O meglio, non esiste il talento come lo intendiamo oggi.
Possiamo parlare, al massimo, di predisposizione, ma non di talento.

Al giorno d’oggi il talento non è altro che la giustificazione di chi non ce l’ha fatta.

Si usa il termine “talento” per dare una spiegazione al fatto che musicisti, attori, sportivi e scrittori siano diventati quello che sono: famosi, milionari, affermati.
E, tante volte, l’ammirazione cede il passo ad invidia e cattiveria, ma questi sono altri discorsi.

Per fare un esempio calcistico, quindi alla portata di tutti, parliamo di Andrea Pirlo, considerato uno dei migliori centrocampisti della storia, nonché un vero e proprio cecchino nelle punizioni.
Ma lui è riuscito ad arrivare dove è arrivato solo perché è talentuoso? Si è svegliato una mattina ed ha scoperto di essere in grado di giocare a calcio? Oppure ha trascorso anni interi della sua vita a cercare di migliorare la sua tecnica?
Hai la minima idea di quante ore sia rimasto chiuso in campo a tirare lo stesso tipo di calcio di punizione, per diventare il mostro che è diventato?
Ore, giorni, settimane, mesi a fare sessioni di allenamento solo per imparare a tirare bene un calcio di punizione.

Lo stesso esempio può essere esteso in altri settori.

Tolkien, per scrivere Il Signore Degli Anelli, ci ha impiegato la bellezza di 12 anni.

Non so se è chiaro.

Lo ripeto.

12 anni per scrivere un libro. 12 anni. Prova a metterti nei suoi panni: tu trascorreresti 12 anni della tua vita su di un libro?

Te lo dico io: col cavolo!

Oggi siamo abituati a scrittori che scrivono un libro all’anno, tanto per pubblicare qualcosa e avere entrate fisse.

Siamo abituati a musicisti che ogni 2 anni ti sfornano un CD, perché bisogna lavorare in questo modo per rimanere sul mercato.

Altro esempio, Leonardo da Vinci: hai mai provato a dare un’occhiata ai suoi taccuni? Hai idea di quante bozze disegnasse, prima di dipingere l’opera finale?
Era maniacale, era capace di disegnare il braccio di un personaggio marginale all’interno del dipinto più e più volte, fino a che non riuscisse a trovare l’armonia compositiva che stava cercando.

Ma allora queste persone sono talentuose oppure sono essere umani con una folle dedizione nei confronti del proprio lavoro?

Il talento, nei casi che ho esposto qui sopra, non è altro che predisposizione. Certo, a Pirlo non interessava diventare un grande attore, perché aveva voglia di diventare un calciatore. Ma, una volta compreso cosa volesse fare, si è rimboccato le maniche e ha fatto un lavoro mostruoso nel settore che aveva capito essere di sua competenza e interesse.

Questo è il talento: capire qual è la tua strada e farti il mazzo per diventare sempre più bravo. Non più bravo degli altri, ma più bravo rispetto alla persona che eri il giorno prima. 

E questa è proprio la strada che ho cercato di percorrere io, in prima persona.

Sono l’esempio di una persona poco dotata musicalmente: faccio molta fatica a definirmi “musicista” e il più delle volte uso questo termine solo per dare una risposta veloce alla domanda “che lavoro fai?“. Quando sono in confidenza e ho tempo e voglia per dare la risposta reale, invece, rispondo con “suono blues, insegno armonica, cose così….“.

Quindi, non avendo io il “talento” per la musica, che ci faccio qui?

Proprio come dicevo, non sono talentuoso.

Mi sono fatto un mazzo a tarallo per arrivare qui dove sono adesso.

Ci ho messo anni per capire a cosa caspita servisse il tongue blocking. Non scherzo, giuro: sto parlando di una cosa come 5/6 anni.

Ho fatto un rapido calcolo e per imparare quello che insegno adesso in 6 ore di lezione ci ho messo la bellezza di 10 anni. 

Prova ad immaginare come mi sento quando un mio allievo, di fronte alle normali difficoltà che spuntano nell’eseguire una determinata tecnica vista insieme qualche giorno prima, se ne esce fuori con “eh ma tu hai talento, è normale che ti venga facilmente questa cosa!“.

No, io non ho talento! Io ho imparato questa cosa mentre tu ti andavi ad ammazzare di spritz al bar il sabato sera! Io mi esercitavo tutte le notti dall’una alle tre, perché durante il giorno lavoravo in gelateria e alla sera andavo a vendere il folletto!

Tutti noi abbiamo un amico che, se a suo tempo non si fosse rotto il malleolo, ora sarebbe il miglior attaccante della Nazionale di calcio.
Oppure, l’amico che se avesse voluto ora sarebbe sicuramente diventato il miglior chitarrista rock di tutti i tempi, però poi “sai com’è, la vita, la famiglia, i problemi, devo portare fuori il cane a fare pipì, sono stato rapito dagli alieni, bla bla….“.

Tutte scuse! La verità è che tu hai deciso di fare altro, nella vita. Hai deciso di trovarti un lavoro “normale”, sapendo che poi non avresti più avuto tempo e voglia per studiare chitarra come avresti dovuto. E questo non è assolutamente un problema.

Ma non venirmi a dire che tu non sei Jimi Hendrix solo perché lui ha talento e tu no.

Se va bene, tu avrai fatto al massimo il 10% dell’esercizio quotidiano che ha fatto lui per arrivare ai risultati che ha raggiunto.

Perché il concetto è proprio questo: non basta volere fare una cosa, bisogna anche decidere di farla. Il volere e il talento, senza ore di esercizi e sacrifici, non portano assolutamente a nulla. 

Io volevo suonare l’armonica e, ad un certo punto, ho deciso di suonare l’armonica, accettandone le enormi conseguenze.

E questi due momenti sono ben distinti: ricordo perfettamente quando ho voluto suonare l’armonica e ricordo ancora più nitidamente quando ho deciso di suonare l’armonica.

Ho pensato di scrivere questo articolo perché ormai questa storia del talento non serve ad altro che a far allontanare le persone dalla propria vocazione.
Molti non partono neanche a studiare, perché “non ho il talento“.

Tanti miei allievi dicono “eh ma Kim Wilson è Kim Wilson, io non arriverò mai al suo livello“.

Ma allora che cosa sei venuto a fare da me? Cosa ci fai in questo blog? Magari tu diventerai più bravo di lui, che ne sai?

Anche Kim Wilson, anni fa, non aveva la minima idea di come si tenesse in mano un’armonica.

Ovvio che poi si può parlare di genio, capacità innate, intuizione e quant’altro, ma tutte queste cose arrivano solamente DOPO un lavoro durissimo.

Nick

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6 pensieri su “Esiste il talento?

  1. Pingback: I primi passi di un armonicista – Nick "Tigerboy" Righele

  2. Caro Nick,
    devo rinnovarti i miei complimenti!
    Scrivi sempre in maniera chiara e semplice, ma quando ti ci metti vai giù diretto senza mezze misure!
    Argomento veramente importante e personalmente sono d’ accordo su tutto quello che hai detto.
    Il problema è che al giorno d’ oggi vogliamo sempre avere tutto e subito… mentre noi lo sappiamo bene che lo scoglio del 2° aspirato non lo superi in una settimana….o no?
    Poi ci sono addirittura di quelle persone che sono convinte (e ti assicuro ne sono convinte) che la bravura nella musica la si raggiunga solo con la droga, perchè è la droga che ti aiuta a esprimenrti.
    Calza proprio l’ esempio che hai fatto di jimi Hendrix: conosco persone che sono convinte che Hendrix è diventato Hendrix per via della droga che assumeva.
    Ma poi quando ci sono chitarristi come Pat Metheny che passati i 60 anni continuano ad esercitarsi 7-8 ore al giorno nessuno lo nota.
    Il giorno che esisterà una scorciatoia per imparare subito a suonare bene senza fare fatica giuro che sarò il primo a infilarmici…
    …ma per il momento non posso fare altro che augurare buono studio.
    Ciao Nick

    Piace a 1 persona

    • Grazie Vincenzo per il tuo interessante contributo!
      Se gli altri sono più bravi è perché si drogano… Siamo sempre bravissimi nel trovare scuse per i nostri fallimenti. Troppo difficile ammettere i propri errori e cominciare a lavorare per migliorare. Meglio drogarsi!

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      • E poi ci sarebbe da aprire un capitolo a parte per il blues…. perchè c’ è il discorso che il blues va suonato con il cuore; non è solo un genere musicale ma è uno stile di vita; little walter al conservatorio non c’ è andato; Bb King non conosce gli accordi e bla,bla, bla…
        A me viene da pensare che se little walter si fosse limitato a scopiazzare gente come de ford bailey non sarebbe arrivato e essere l’ innovatore che è stato.
        Certo che ci vuole talento (e sicuramente di fantasia lui ne aveva), ma il suono che aveva lo ha ottenuto con esercizio su esercizio, ne sono sicuro, e la musica che faceva, pure quella è chiaramente frutto di duro lavoro.
        Effettivamente è come hai detto tu: è difficile ammettere i propri errori e ancora di più rimboccarsi le maniche per migliorarsi…

        Piace a 1 persona

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